In-Site, ecco come si progetta un data-center

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19 JULY 2016
BT Italia

Il data center Open Hub Med e le realizzazioni per BT a Settimo (Mi) nell’esperienza di progettazione di In-Site. Logiche, criteri e criticità nella realizzazione dei DC

In-Site è una società di ingegneria integrata, il cui core business è la progettazione e la realizzazione di strutture complesse. Con un fatturato tra i 3 e i 5 milioni di euro all’anno, e una trentina di dipendenti, tra le competenze di spicco di questa azienda milanese, fondata e guidata da Pietro Foglio, c’è la progettazione dei data center.

Incontriamo Foglio per inquadrare quali siano le competenze e le capacità richieste in un lavoro così complesso, alla luce delle sue esperienze sui data center già realizzati di BT e Novartis, e dell’esperienza in Sicilia relativa al data center Open Hub Med (OHM), consorzio di imprese e società avviato da Interoute, NGI, MIX, SUPERNAP Italia, Fastweb, TelecityGroup Italia, VueTel Italia, XMED, con la presenza di operatori siciliani e Italtel come partner tecnologico.

Il data center non è solo un edificio tecnico

Un data center è un edificio tecnico, senza dubbio e prima di tutto: vincoli, specifiche, standard, certificazioni, ottimizzazione degli impianti di alimentazione, raffreddamento, l’ospitalità dei rack, la sicurezza non sono aspetti che si possono improvvisare. Allo stesso tempo il semplice dato tecnico non necessariamente deve oscurare la possibilità di rendere vivibile, addirittura in alcuni casi ospitale, e comunicativo il luogo data center. Per questo possiamo considerare l’approccio di In-Site del tutto caratterizzato e caratterizzante, pur partendo da un’esperienza sul campo nutrita prima di tutto da competenze ingegneristiche e architettoniche.

Competenze, quelle In-Site non certo di primo pelo. Esordisce Foglio: “Abbiamo gestito gli spazi di BT all’interno di Castelletto, a un chilometro in linea d’aria c’è oggi il data center di Settimo, che abbiamo progettato noi, lì abbiamo il supporto tecnico. E’ un’area quella, tutta, con una forte vocazione industriale, dove un master plan per la destinazione a data center ha sempre rappresentato la soluzione più naturale. Con un approccio diverso da quello europeo, quindi non solo con edificazione ex novo, ma anche di riconversione dell’esistente, come è necessario nel nostro Paese”.

In-Site ha creato una presentazione ad hoc proprio per quell’area, evidenziando il doppio approccio di creazione e trasformazione. Tanto da poter parlare dei datacenter come di un ‘involucro nell’involucro’. Quindi come un contenitore sicuro, con all’interno le unità. Gli sviluppi li conosciamo, indipendentemente poi dall’evoluzione di quello specifico progetto Data4, di cui abbiamo parlato anche su TechWeek, in occasione degli annunci IBM e DC Data4Four.

In-Site e l’esperienza nel DC di Settimo con BT

L’esperienza nell’area Settimo è invece referenziante proprio per comprendere In-Site. Nata nel 2006 l’azienda, come il fondatore, ha una base di competenze fortemente tecnologiche, il background poggia sulla progettazione delle centrali telefoniche, l’impiantistica, frutto di una precedente esperienza di impresa che ha portato all’avventura di progettazione nell’area di Settimo con I-Net (Marco Negri) e poi BT.

Inaugurato vuoto nel 2005, il data center BT è cresciuto e si è continuamente evoluto, con In-Site, con tutto il progetto architettonico firmato Foglio, quindi la capacità di coniugare nel progetto successivo (Bf2 – Business Factory 2) una visione globale architettonica e civile, con le necessarie cognizioni di protezione passiva, ma anche l’idea di creare una seconda pelle all’edificio, una struttura con requisiti all’avanguardia nell’ambito sismico.

Nel campus di Settimo, In-Site ha realizzato 15mila metri quadrate di sale rack, tutta la progettazione impiantistica degli upgrade, i security operation center, i network operation center, due disaster recovery. Con tanti progetti ancora in corso anche su Bf1. Foglio: “Nel 2016 siamo arrivati a chiudere il cerchio, e gli spazi sono tutti progettati e allestiti, ma il DC continua sempre a vivere”.

L’approccio di In-Site è sempre impiantistico, con il valore aggiunto della fruibilità e della funzionalità, e con logiche di simmetria impiantistica e ridondanza funzionale al layout. Spiega Foglio: “È un valore questo che non sempre viene visto come un plus, ma che rappresenta oramai, per fortuna, una tendenza quasi inarrestabile”.

Per quanto riguarda il progetto BT di Settimo, con il campus Bf1 e Bf2, In-Site a tutti gli effetti è partner, o fornitore strategico, ma ha affiancato l’operatore anche per quanto riguarda i DC da progettare per i clienti BT. A Settimo, In-Site ha progettato e riprogettato tutti gli spazi tecnologici e le sale server, le ridondanze, l’approccio elettrico impiantistico elettrico e meccanico. In qualche caso In-Site si è costituito anche come general-contractor come interlocutore unico, progettando (integrando) e realizzando, quindi curando la messa in opera, grazie alle sue partnership con società di installazione elettrica, edile e meccanica.

Si parla, relativamente a BT, di un data center progettato dieci anni fa, quindi Tier 3, con Foglio che introduce il’interessante tema della ri-conversione. L’impianto Bf2 è costituito da tre piani di 2000 mq, densi di apparati e rack, veramente complessa e costosa sarebbe la trasformazione completa per la certificazione Tier 4.

Un terreno, quindi, quello della conversione, su cui In-Site è in grado di misurarsi, ma che richiede grandi cautele. La certificazione Tier 4 è indispensabile nelle gare PA, ma sono pochissime le realizzazioni Tier 4 in Italia, dispendiose e spesso non necessarie in ambito privato. In-Site, a questo riguardo, ha esteso le proprie competenze anche sui percorsi di certificazione ANSI/TIA-942. E proprio per BT2 si è raggiunto lo standard 4 con questa certificazione.

La logica e la prospettiva misurata e calibrata sulla realtà italiana di In-Site emerge anche dalle scelte di progettazione. Laddove Data4 predilige indirizzarsi ai grandi clienti offrendo preferibilmente ampie porzioni di sala, è più facile in Italia che vengano richiesti spazi suddivisi. In-Site sposa questa seconda filosofia di progettazione che meglio si adatta alla realtà delle medie imprese, con micro moduli chiusi e distinti.

Il data center Open Hub Med

È proprio il caso della realizzazione Open Hub Med, partito con un primo impatto di 20 Kilowatt, una ventina di rack e uno sviluppo a un Megawatt (circa 300 rack), il progetto è diventato in corso d’opera molto più scalabile, con un altro tipo di progettazione e se ne prevede l’entrata in funzione molto probabilmente questo autunno.

Il data center OHM è a Carini, in provincia di Palermo nel sito Italtel, si potrà potenzialmente estendere fino a una superficie di 4000 mq, suddiviso in frazioni, con una prima superficie di realizzazione di 250 mq che sarà estesa a 1000 mq. E’ stato annunciato l’estate scorsa, e per la sua progettazione In-Site ha sostenuto e vinto una gara tra grandi società di progettazione di data center europee, per avere individuato una soluzione del tutto in linea con i requisiti OHM, un lavoro la cui efficacia contribuisce a referenziare In-Site e a proporla come valido interlocutore in Italia anche per quelle realtà europee che necessitano di un contatto diretto nel nostro Paese.

È strategica la posizione del DC Open Hub Med perché in grado di togliere a Marsiglia il primato strategico, e di costituirsi come vero hub, considerato l’arrivo in Sicilia di gran parte dei cavi sottomarini. Inoltre questo DC è candidato come hub preferibile per collegare il nord europa con l’Africa, e permette di chiudere il triangolo con il collegamento con Bari per i rapporti con l’Est.

La progettazione In-Site ha coperto tutti gli aspetti disciplinari di progettazione e quelli normativi. La realizzazione anche degli spazi, oltre alla progettazione, è un altro plus dell’offerta perché in questo modo In-Site controlla il perfetto dimensionamento economico dell’infrastruttura, con un approccio reale alla computazione del data center, così come alla definizione delle soluzioni e degli impatti economici effettivi.

Il primo mandato del progetto Open Hub Med, da tutti i punti di vista un vero collocator con alle spalle diversi operatori, era la realizzazione con un budget il più possibile limitato. In-Site è andata oltre il mandato, per esempio nella scelta di espansione diretta (utilizzo del plenum con il pavimento sopraelevato, condizionamento delle stanze as is, etc.), proponendo la soluzione idronica (In-Site dispone di un’unità specifica per questa competenza), per una maggiore flessibilità anche nella suddivisione degli spazi, e dal punto di vista elettrico con una divisione di layout perfettamente simmetrica per una possibile predisposizione al Tier 4.

Grande interesse per il progetto si è registrato da parte di tutti i vendor del settore, che si sono impegnati significativamente nei vari comparti. Spiega Fogli: “La volontà di riuscire a far parte di un progetto così strategico, da parte dei vendor ha agevolato il raggiungimento degli obiettivi entro i limiti di valore stabiliti, con soluzioni di notevole livello tecnico”. La stessa Schneider Electric già presente con i suoi impianti a Cornaredo potrebbe avere un ruolo di rilievo anche nel data center Open Hub Med.

Un Data Center aziendale, Novartis

È di In-Site anche la progettazione del data center Novartis. A differenza delle prime due esperienze, la prima consolidata, la seconda in divenire, in questo caso si parla di un data center aziendale, per una corporation, con livelli tecnologici assolutamente evolute. Si tratta di appena 400 mq, con soluzioni Schneider, all’avanguardia non solo dal punto di vista impiantistico, ma anche dal punto di vista della progettazione per soddisfare anche esigenze di comunicazione dell’eccellenza tecnologia.

Il data center di Siena, prevede divisioni degli spazi con grandi vetrate che mettono in comunicazione la sala server e la control room, per dare l’idea della visione dei dati. La criticità della certificazione Rei 120 è stata affrontata con una scelta oculata dei materiali senza escludere la scelta del vetro grazie alla possibilità di realizzare uno scrigno Rei 120 in grado di chiudere in pochi secondi lo spazio.

È di In-Site infine anche il progetto per il datacenter IDS&Unitelm (sarà pronto a settembre 2016), la società che si occupa di gestire tutta la rete della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), che ha richiesto invece espressamente al progettista di dare un forte significato all’architettura DC, per cui In-Site ha lavorato in modo significativo sulla grafica e sul monitoraggio con sistemi video-wall.

Chiude Fogli: “Dal vincolo normativo all’opportunità”, è il vero valore aggiunto proposto da In-Site che sottolinea come oggi il dominio dei materiali consenta la realizzazione di un data center perfettamente in grado di comunicare anche una filosofia aziendale.

Source: Tech Week Europe